Note storiche
La
teoria della colonna d'aria di E. Torricelli (1608-1647) entrò in
scena intorno al 1643, insieme al barometro a canna a caduta di mercurio,
con il quale era possibile dimostrare l'esistenza della pressione atmosferica
e, contemporaneamente, ipotizzare quella del vuoto nella parte di
canna rimasta libera dal mercurio. Il vuoto torricelliano (largamente
utilizzato dagli Accademici del Cimento) consentiva di eseguire esperimenti
di varia natura, anche se di portata molto limitata poiché circoscritti
in una camera a forma di tubo o di fiasco a lunga
imboccatura dove il grado di vuoto raggiunto era dovuto solo alla naturale
caduta del mercurio.
La
prima pompa da vuoto fu costruita da Otto von Guericke (1602-1686) nel
1650, che se ne servì anche per condurre, nel 1654, il celebre esperimento
con gli "emisferi di Magdeburgo". Dal Settecento,
lo studio della possibilità di realizzare il vuoto contribuì
anche, soprattutto con R. Boyle (1627-1691), alla conoscenza del comportamento
dei gas. Nella seconda metà dell'Ottocento, l'evoluzione delle tecniche
per il vuoto consentì lo studio controllato delle scariche elettriche
nei gas rarefatti, premessa, fra l'altro, della scoperta dell'elettrone.
Dal Novecento, la nascita delle macchine per l'alto vuoto contribuì
alla conoscenza sempre più fine della materia.
Le pompe
pneumatiche conservate nel Museo, provenienti sia dal Gabinetto Fisico
della Sapienza, sia dalla regia università di via Panisperna, rappresentano
alcune tappe significative dell'evoluzione delle tecniche per il vuoto,
iniziando dai primi anni dell'Ottocento, con il classico modello derivato
da quello di von Guericke, fino a giungere agli anni Venti del Novecento,
con la prima vera pompa per alto vuoto.
Pompe pneumatiche
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